Un incontro informale

Astrid & Tai Lung

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    "Quello che tu cerchi non è là fuori, è qui dentro."


    Arrivata in camera e salutata Belle, la sua compagna di stanza, le aveva raccontato un po' la lezione mentre si preparava per uscire con gli amici, indossando un pantalone elegante nero con sopra una camicetta a mezze maniche fine e azzurra come i suoi occhi. Sotto un paio di tacchi, non troppo alti e allo stesso tempo comodi, in modo da non fare come tante ragazze che si mettevano mostri vertiginosi ai piedi per poi saltellare come delle sceme per il dolore dopo neanche dieci minuti.
    Lasciò i capelli biondi e lunghi fin oltre le spalle sciolti, per riposare la testa, dato che li aveva tenuti raccolti per l'intera giornata, e si truccò in modo semplice. Non le piaceva truccarsi, ma allo stesso tempo le piaceva enfatizzare i tratti migliori di sé stessa, come gli occhi.
    L'ultimo tocco furono un paio di orecchini a goccia, sempre azzurri, poi salutò l'amica e uscì dal Dormitorio, dove l'aspettavano per andare insieme in città.
    Quando arrivarono al pub, passarono un'oretta e mezza abbastanza tranquilla, tra qualche birra e molte risate, finché non venne fuori, come al solito, il solito problema che Astrid aveva sempre con quelli che si potevano definire "maschi Alpha", ragazzi che non potevano sopportare che una ragazza fosse migliore di loro.
    Dopo aver rifiutato educatamente un paio di sfide assurde, si sentì punta nell'orgoglio da uno scemo che non faceva parte della compagnia che la sfidava a braccio di ferro. Accettò, senza vergogna o timore, battendolo perché quello era un tutto fumo e niente arrosto.
    Scusandosi e lasciando che i ragazzi sparlassero ancora un po' alle sue spalle -facendole alzare gli occhi al cielo per l'infantilità di certi atteggiamenti-, raggiunse il bancone del bar. Si sedette, ordinando qualcosa e nel frattempo guardandosi intorno, spostandosi ogni tanto il ciuffo di capelli che le finiva sempre sull'occhio sinistro. Rimase sorpresa quando, voltandosi verso la propria destra, scoprì di essersi seduta di fianco al professor Tai Lung.
    "Buonasera, professore" disse per attirare la sua attenzione, sollevando il drink che le era appena arrivato a mo' di saluto, come aveva fatto con la bottiglietta quel pomeriggio.
     
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    Allenarsi lo faceva sentire vivo e dopo una giornata di lavoro non c'era niente che potesse farlo sentire meglio. Entrò in doccia con i muscoli che gli dolevano piacevolmente. Sotto il getto d'acqua si ritrovò a pensare a quella giornata e decise che non era stata poi così male e la conclusione perfetta sarebbe stata al pub. Optò per un paio di jeans scuri e una camicia nera che gli vestiva a pennello, prese chiavi della moto e casco e uscì.
    Era piuttosto affollato il pub quella sera e notò che c'erano anche molti ragazzi. Si fece spazio fra la gente fino a raggiungere il bancone e si sedette. Salutò il barista, che era piuttosto impegnato a urlare ordini ai camerieri, e ordinò uno Scotch. Al suo fianco, una donna di mezza età gli lanciò una battuta sulla scelta del drink, al quale lui rispose educatamente. Andarono avanti a parlare per un po', parlando del più e del meno, finché la donna si alzò, prese la propria borsa e lo salutò, ammiccandogli mentre s'incamminava verso l'uscita del pub. Svuotò il bicchiere e ordinò al barista il secondo Scotch, mentre una ragazza si sedeva nel posto lasciato vuoto.
    "Buonasera, professore"
    Ci mise un attimo a capire che la frase era rivolta a lui e gli ci volle un altro po' di tempo a riconoscere chi l'aveva salutato.
    «Buonasera, Astrid» Ricambiò il saluto alzando a sua volta il bicchiere.
    «Perdonami, non ti avevo riconosciuta. E chiamami pure Tai, non siamo mica al campus».
    E fece l'occhiolino e bevve una sorsata di Scotch.
    «Come mai da queste parti, comunque? Non dirmi che sei qui da sola?!»

     
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    Probabilmente colse un po' di sorpresa il professore, visto che la fissò per qualche attimo prima di riconoscerla e quindi salutarla, sollevando a propria volta il bicchiere di Scotch che stava bevendo. «Buonasera, Astrid»
    Gli fece un sorriso, sorseggiando il Sex on the Beach che aveva in una mano.
    «Perdonami, non ti avevo riconosciuta. E chiamami pure Tai, non siamo mica al campus».
    Restò stupita da quella risposta -il professore doveva essere molto meno formale al di fuori del campus-, ma si adattò facilmente, facendo un cenno del capo. "Non si preoccupi, Tai. Non eravamo nell'ambiente giusto, anche io non l'avevo riconosciuta subito." Un po' era anche stato il fatto che prima di quel giorno non aveva mai avuto occasione di vederlo per il campus, sapeva che insegnava a Medicina, quindi era piuttosto al di fuori del proprio campo d'azione, ma poi era stato anche l'abbigliamento. Forse poteva anche capire perché molte studentesse morissero dietro all'insegnante.
    «Come mai da queste parti, comunque? Non dirmi che sei qui da sola?!»
    Scosse la testa, indicando con un pollice il tavolo poco lontano pieno di gente, con un'espressione un po' scocciata. "Ero uscita con i miei amici, ma ora è arrivato un gruppo di stronzi -mi perdoni il termine- che ha un po' rovinato l'atmosfera. Ho deciso di isolarmi prima che il mio pugno finisse "accidentalmente" sul naso di qualcuno di loro." Fece un sorriso angelico quando parlò di picchiare qualcuno, prima di guardarlo. "E lei invece è qui in solitudine o con amici, Tai?"
    Pur chiamandolo per nome, non riusciva ad eliminare quell'accenno di formalità che, dopo quei paio d'anni all'università, ormai le veniva naturale.
     
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    La studentessa rimase un po' spaesata dall'informalità del professore, ma si riprese subito senza battere ciglio. Dal canto suo, a Tai l'appellativo di professore non era mai piaciuto, lo faceva sentire vecchio. Al massimo “maestro”, ma professore lo faceva rabbrividire.
    "Ero uscita con i miei amici, ma ora è arrivato un gruppo di stronzi -mi perdoni il termine- che ha un po' rovinato l'atmosfera. Ho deciso di isolarmi prima che il mio pugno finisse "accidentalmente" sul naso di qualcuno di loro."
    Si voltò a osservare il tavolo indicato da Astrid e non poté fare a meno di sorridere.
    «Allora, in qualità di professore, mi sento autorizzato a trattenerti finché non ti fai passare il nervoso. Niente violenza, per carità. Che poi mi sarebbe pure toccato venire a salvare quei poveri disgraziati e la mia camicia non è appena uscita dalla lavanderia per essere sporcata da quattro pischelli».
    Ammiccò: la ragazza sembrava proprio una tosta. Era strano vederla vestita elegante, si sarebbe aspettato più un maschiaccio in pantaloncini e scarpe da tennis.
    "E lei invece è qui in solitudine o con amici, Tai?"
    «Io? Da solo. In realtà avevo voglia di passare una serata tranquilla, bere qualcosa e magari attaccare bottone con qualcuno qui al bancone»
    Le rispose, sorseggiando il suo Scotch e senza smettere di guardarla negli occhi.

     
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    Ho cambiato pv di Astrid ultimamente, perché non mi trovavo più bene con quello precedente. Spero ti piaccia comunque :3 <3


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    Al vedere il professore sorridere alla sua spiegazione, Astrid si rilassa già un po' dalla rabbia contro gli stupidi al tavolo e lo ascolta mentre le risponde, divertita.
    «Allora, in qualità di professore, mi sento autorizzato a trattenerti finché non ti fai passare il nervoso. Niente violenza, per carità. Che poi mi sarebbe pure toccato venire a salvare quei poveri disgraziati e la mia camicia non è appena uscita dalla lavanderia per essere sporcata da quattro pischelli».
    Ride, seguendo il bordo del bicchiere col dito. Si sente lusingata dal fatto che lui abbia detto che dovrebbe salvare i ragazzi e non lei, non è una cosa che tanti uomini capiscono, cioè che una ragazza sa benissimo salvarsi da sola. "Ma Tai, pensavo che fuori dal campus lei non fosse un professore." Si porta una mano al cuore, con un sorriso. "Cercherò di trattenermi per la sua camicia, Tai. Non permetterei mai a qualcuno di rovinargliela."
    Bevve un altro sorso del proprio drink, mentre ascoltava la sua risposta sul motivo per cui era lì quella sera tutto solo.
    «Io? Da solo. In realtà avevo voglia di passare una serata tranquilla, bere qualcosa e magari attaccare bottone con qualcuno qui al bancone»
    Continuando a seguire il bordo del bicchiere con l'indice, ricambiò il suo sguardo. "Sembra che lei abbia trovato qualcuno con cui parlare, Tai, anche se non so se sono quella adatta."
     
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    L'audacia della ragazza lo divertì: non gli capitava tutti i giorni di trovare studenti così sfacciati, di solito metteva soggezione.
    pensavo che fuori dal campus lei non fosse un professore.
    «Touché – sorrise – Gentile da parte tua. Anche se ammetto sarebbe uno spettacolo molto interessante vedere dei ragazzi pestati da una gentil donzella in tacchi e camicia».
    Non gli sfuggì il fatto che Astrid continuasse a percorrere il bordo del bicchiere con il dito: evidentemente la ragazza ignorava chi si trovava di fronte e che stesse facendo un gioco pericoloso. Ma chi era lui per impedirle di giocare?
    "Sembra che lei abbia trovato qualcuno con cui parlare, Tai, anche se non so se sono quella adatta."
    «Beh, innanzitutto smetti di darmi del lei. Come ti ho già detto non siamo in un ambiente che richiede queste etichette. Dopodiché – disse spostando lo sgabello accanto al suo e facendo un gesto con la mano – siediti e scopriamolo. Tanto non mi sembra che tu abbia molta intenzione di tornare da quegli “stronzi”. E se loro hanno qualche obiezione, che vengano pure a discuterne con me».
    Fece un mezzo sorriso dando un'occhiata al tavolo dei ragazzi, per poi tornare a concentrarsi sulla sua interlocutrice.
    «Forza, raccontami qualcosa su di te. Sono molto curioso di sapere che razza di tipaccio sei».



    Edited by Nÿmërïa - 9/9/2015, 12:35
     
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    Non era da lei farsi mettere in soggezione. Astrid era sempre a proprio agio, in qualunque situazione. Come diceva il suo amico Hiccup, era il mondo ad essere in soggezione quando ce l'aveva di fronte.
    Perciò neanche il professore aveva il potere di farla sentire in soggezione o altro, figuriamoci.
    «Touché. Gentile da parte tua. Anche se ammetto sarebbe uno spettacolo molto interessante vedere dei ragazzi pestati da una gentil donzella in tacchi e camicia».
    Scrollò delicatamente le spalle con un sorriso, passandosi una mano tra le ciocche bionde che le erano scivolate sulla spalla. "Si vede che sono solo degli scemi che non mi conoscono. I miei compagni di football non si sognano nemmeno di fare certe scene, se non vogliono ritornare al dormitorio con la coda tra le gambe."
    Giocherellò ancora con il bicchiere, senza distogliere lo sguardo da quello del professore. Non flirtava spesso, ma sapeva quando era una buona occasione. E quella sembrava proprio giusta.
    "Va bene, Tai. Non ti darò oltre del lei." Quando lo vide spostarsi, si accomodò meglio sul proprio sgabello, accavallando le gambe e annuendo divertita. "Stasera i miei amici non sono meglio degli altri stronzi, quindi sarò più che contenta di rimanere qui a godere della tua compagnia."
    Non si voltò a guardare gli amici, tanto quelli davvero importanti non c'erano stasera, quindi poteva dedicare tutta la propria attenzione su Tai che le aveva appena chiesto qualcosa di lei.
    "Cosa vorresti sapere, Tai? Allora... frequento la facoltà di Lingue, oltre a concorrere per un paio di borse di studio sportive con gli sport che faccio, basket e football, quindi sono proprio un tipaccio come ragazza. Tu invece so che sei professore a... Medicina?" Sperò di non aver sbagliato. Questo succedeva quando non si ascoltavano i pettegolezzi delle ragazze a mensa e si parlava invece dell'ultima partita di baseball del campionato con i ragazzi.
     
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    Ah. Che tipa. Poteva quasi vederla mentre comandava a bacchetta e metteva in riga i suoi compagni di squadra. Quello che lo lasciò piacevolmente sorpreso, invece, fu scoprire che la ragazza praticasse ben due sport a livello piuttosto alto, se concorreva pure per delle borse di studio.
    «Basket e football, eh? E ora anche kung fu. E nonostante questo trovi anche il tempo per studiare? Complimenti. A questo punto, direi che tipaccio è piuttosto riduttivo. Capisco perché nessuno abbia il coraggio di mettersi contro di te».
    Disse sarcastico. Finì lo scotch e appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo.
    «Ebbene sì. Sono tre anni ormai che cerco di insegnare qualcosa a quel branco di pecore che mi ritrovo come alunni. Fino a tre anni fa però ho vissuto di Kung Fu: ho vinto non so quanti titoli e riconoscimenti, sono sempre stato il migliore, mai un secondo posto, sempre primo. Poi però mi sono dovuto ritirare dalla scena e non sapendo cosa fare mi sono detto “mah si, dai, diamo un senso a questa laurea in medicina” e così sono diventato professore».
    Il ricordo di come avesse smesso di praticare la disciplina a livelli così alti lo lasciava ancora con l'amaro in bocca. Ma il fatto che non gareggiasse più non significava che non fosse più il migliore. Ed era pronto a dimostrarlo a chiunque avesse osato dire il contrario.
    «un altro, Frank, grazie».
    Disse al barista, indicando il bicchiere vuoto. Tornò a voltarsi verso Astrid.
    «Quindi studi lingue - sottolineò la parola facendo schioccare la lingua sul palato – e in quali ti stai specializzando?»

     
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    «Basket e football, eh? E ora anche kung fu. E nonostante questo trovi anche il tempo per studiare? Complimenti. A questo punto, direi che tipaccio è piuttosto riduttivo. Capisco perché nessuno abbia il coraggio di mettersi contro di te».
    Sorrise al suo complimento, facendo un elegante cenno del capo per ringraziarlo, mentre finiva a propria volta il drink, ma non aveva al momento voglia di prenderne un altro mentre rispondeva:"Sì, di solito la sera o durante le pause pranzo. Non mi sono mai trovata troppo indietro con gli esami. Grazie.."
    Lo ascoltò davvero incuriosita, mentre parlava della sua passione per il Kung Fu. Allora aveva decisamente visto giusto quando aveva pensato, durante la lezione, che fosse molto preparato e competente. E poi del suo lavoro come insegnante.
    "Complimenti, Tai. Mi dispiace che dai riconoscimenti tu sia passato ad insegnare Kung Fu ad una moltitudine di incompetenti come quelli di oggi. Io non credo che potrei mai avere la pazienza di insegnare. Mi ritroverei a spaccare un libro o un qualsiasi altro oggetto in testa al primo malcapitato. Non ho molta pazienza.." commentò, piegando la testa di lato e ridendo. Non era un mistero che la pazienza di Astrid fosse il minimo indispensabile per sopportare il mondo che aveva intorno. "Mi è sembrato comunque che tu non abbia mai smesso di tenerti in forma.." disse, abbassando appena lo sguardo sul suo fisico, prima di tornare a guardarlo negli occhi.
    Rimase un attimo in silenzio mentre Tai si ordinava qualcos'altro da bere, chiamando il barista per nome.
    Non sorrise, quando notò l'evidenza espressa su una certa parola della sua domanda, ma i suoi occhi azzurri brillarono divertiti, mentre rispondeva:"Studio Spagnolo, Arabo e Norvegese. La terza è una questione soprattutto affettiva e per far felice mio padre. Sai, la mia famiglia è originaria della Norvegia e lui ci tiene molto al fatto che la nostra famiglia non si dimentichi da dove viene."
     
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    "Io non credo che potrei mai avere la pazienza di insegnare. Mi ritroverei a spaccare un libro o un qualsiasi altro oggetto in testa al primo malcapitato. Non ho molta pazienza.."
    Sorrise a quell'affermazione e ripensando al povero disgraziato che l'aveva avuta a fianco durante la lezione.
    "Oh, su questo ci avrei scommesso. Mi è bastato vederti oggi alle prese con quel ragazzo che continuava a perdere l'equilibrio e cadere. Sei stata fin troppo gentile, fossi stato nei tuoi panni avrei fatto di peggio. Ma tu, in fondo, resti sempre una signora. Le buone maniere prima di tutto, no?" La canzonò un po'.
    "Mi è sembrato comunque che tu non abbia mai smesso di tenerti in forma.."
    aprì le braccia come per stiracchiarsi, mettendo in tensione i muscoli delle braccia, prima di passarsi le mani sul petto e ricomporsi.
    "faccio quel che posso. Oltre al kung fu mi diletto con la boxe e vado a correre. L'attività fisica mi rilassa e mi permette di andare a lezione tutti i giorni senza picchiare nessuno. Puoi anche unirti a me ogni tanto, quando non hai altro da fare".
    Astrid gli raccontò che studiava Spagnolo, Arabo e Norvegese, quest'ultimo più per le proprie origini che non per altro. Questo fatto lo incuriosì.
    "quindi i tuoi sono norvegesi? Interessante. Mi è sempre piaciuta la Norvegia, dovrò tornarci prima o poi. E si sono trasferiti prima o dopo che nascessi tu?"
    Prese in mano il secondo Scotch e in quel momento si accorse che Astrid aveva in mano il bicchiere vuoto.
    "non fai un secondo giro? Dai, mando io! Così possiamo brindare, prima che mi abbandoni per tornare dai tuoi amichetti là dietro".
    le chiese rivolgendole uno sguardo maliziosamente divertito alla studentessa.

     
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    "Quello che tu cerchi non è là fuori, è qui dentro."


    Sollevò un sopracciglio quando Tai la canzonò sulle buone maniere mostrate oggi. "Sono stata davvero così educata? Sto perdendo il mio tocco. Il mio migliore amico dice che ho tutto tranne che le buone maniere in certe occasioni."
    Non era mai stata una persona fissata con i ragazzi, anzi, essere in una squadra maschile sportiva l'aveva piuttosto assuefatta al fisico muscoloso e quant'altro, ma rimaneva pur sempre donna e lo spettacolo che Tai le mise di fronte le piacque particolarmente.
    "Normalmente io vado in palestra o a nuotare, per tenermi allenata e per rilassarmi, come te." Ammiccò appena all'offerta di fare esercizio insieme e sorrise. "Sarebbe un vero piacere, Tai.."
    Sul fatto delle sue origini, Tai sembrò piuttosto incuriosito e le fece altre domande. "Sì, sono norvegesi tutti e due. E no, io sono nata in Montana, dove si erano trasferiti, ma sono stata spesso in Norvegia perché ci sono rimasti i miei nonni materni."
    Alla sua domanda, posò il bicchiere sul bancone, per farsene dare un altro pieno, ordinando al barista la stessa cosa precedente. "Va bene, a cosa vorresti brindare?"
    In realtà, non aveva alcun interesse a tornare al tavolo degli amici, se non per recuperare la borsetta che aveva messo insieme alle altre da un lato del divanetto, ma avrebbe sempre potuto tornarci più tardi.
    Ora lì stava davvero molto bene.
    Quando le arrivò il secondo drink, lo prese e guardò maliziosamente il professore, in attesa.
     
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